Preface to Scholars of Roman Antiquities
Ho perciò ritratto ne’ presenti volumi, colla squisitezza possibile, i predetti avanzi, rappresentandone molti non solo nel loro prospetto esteriore, ma anche in pianta e nell’interno; distinguendone la membra per via di sessioni, e profili; e indicandone i materiali, e talvolta la maniera della loro costruzione, secondo quel che ho potuto ritrarre nel decorsi di molti anni da infaticabili esatissime osservazioni, cavi, e ricerche: cose che non sono mai state praticate per l’addietro, e che possono servire particolarmente alla dilucidazione de precetti di Vitruvio relativi al ripartimento che si dimostra, sistenza, maestà e venustà delle fabbriche sull’esempio degli avanzi, come nella presente opera.
Quel che però nel proseguir dell’impresa ha esatto da me un serio e laborioso studio, è stato non tanto l’aver dovuto dare le denominazioni ai detti avanzi, quanto il situare molte delle antiche fabbriche, le quali (tutto che non ne rimanga in oggi verun vestigio) ho dovuto rapportare in pianta per necessità dell’impegno; poichè mi sono avveduto di non poterne dedurre un positivo accerto da quel che ne hanno scritto gli autori moderni per non essersi essi ingeriti nella inquisizione de’ medesimi avanzi, e de’ luoghi ove suppongono essere state le mancanti fabbriche, o per la loro ignoranza dell’architettura, o per la mancanza di una esatta pianta di Roma, e in conseguenza per la inconsiderazione de’ luoghi medesimi; dal che è derivato l’aver eglino supposta una fabbrica per un’altra, come ho riconosciuto dalla impropriazione, ed assegnatene molte ad un luogo, ove sarebbono state incompatibli o per l’unità o per l’angustia. Cosicchè, destituito in molti casi del soccorso de moderni scrittori, mi è stato necessario il ricorrere alle memorie degli antichi, studiandomi di ridurre alla più certa precisione, come si vedrà nel complesso dell’opera quel ch’è in essi di più vago ed oscuro, con una matura riflessione su i loro passaggi, unita ad un’ esatto confronto co’ detti avanzi, e alla definizione certa de’ luoghi, la quale ho potuto ritrarre dalla esatissima topografia di Roma, da me riportata in principio per iscorta agli studiosi nel rintracciare i medesimi avanzi.
Affine poi di non esser prolisso, ho tralasciato le prove delle mie assertive, ove ho giudicato di uniformarle a' mentovati moderni scrittori, ed ove si tratta di cose provate dai medesimi o con tutta la conclusione, o colla probabilità la più plausibile. Perlocchè spero di conseguire il fine propostomi di giovare al Pubblico e nello studio dell’architettura, e nella cognizione degli odierni residui della romana magnificenza negli antichi edifizi.