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Observations on the Determination of the Limits of the Campus Martius included in the Same Plate as the Map of the Aqueducts

OSSERVAZIONI SULLA DETERMINAZIONE DE’ LIMITI DEL CAMPO MARZIO COMPRESO NELLA STESSA TAVOLA DEGLI AQUEDOTTI.

La delineazione del Condotto dell’Aqua Vergine mi ha fatto comprendere nella presente Tavola una gran Parte del Territorio settentrionale di Roma, ove fra le altre cose si contiene il Campo Marzio, su’ di cui limiti hanno finora questionato i moderni Scrittori dell’Antichità. Varie sono state su di ciò le loro opinioni, ma la più comune si e di ristringerlo dentro le odierne mura, anzi di dargli per termine il Mausoleo di Augusto. Io però nella mia Tavola circoscrivendolo fra le sponde del Tevere, e le radici de’ Colli, Capitolino, Quirinale, e degli Ortuli, lo protraggo sino al Ponte Milvio.

Fondo questa mia opinione sulla base di più irreprensibili monumenti, e principalmente sulla geografia di Roma descrittaci da Strabone nel lib[ro] 5, il quale, a confessione degli stessi moderni Scrittori ha definito il Campo Marzio con maggior distinzione d’ogni altro. Eccone le parole:

τούτων δὲ τὰ πλεῖστα ὁ Μάρτιος ἔχει κάμπος πρὸς τῇ φύσει προσλαβὼν καὶ τὸν ἐκ τῆς προνοίας κόσμον. καὶ γὰρ τὸ μέγεθος τοῦ πεδίου θαυμαστὸν ἅμα καὶ τὰς ἁρματοδρομίας καὶ τὴν ἄλλην ἱππασίαν ἀκώλυτον παρέχον τῷ τοσούτῳ πλήθει τῶν σφαίρᾳ καὶ κρίκῳ καὶ παλαίστρᾳ γυμναζομένων: καὶ τὰ περικείμενα ἔργα καὶ τὸ ἔδαφος ποάζον δι᾽ ἔτους καὶ τῶν λόφων στεφάναι τῶν ὑπὲρ τοῦ ποταμοῦ μέχρι τοῦ ῥείθρου σκηνογραφικὴν ὄψιν ἐπιδεικνύμεναι δυσαπάλλακτον παρέχουσι τὴν θέαν. πλησίον δ᾽ ἐστὶ τοῦ πεδίου τούτου καὶ ἄλλο πεδίον καὶ στοαὶ κύκλῳ παμπληθεῖς καὶ ἄλση καὶ θέατρα τρία καὶ ἀμφιθέατρον καὶ ναοὶ πολυτελεῖς καὶ συνεχεῖς ἀλλήλοις, ὡς πάρεργον ἂν δόξαιεν ἀποφαίνειν τὴν ἄλλην πόλιν. διόπερ ἱεροπρεπέστατον νομίσαντες τοῦτον τὸν τόπον καὶ τὰ τῶν ἐπιφανεστάτων μνήματα ἐνταῦθα κατεσκεύασαν ἀνδρῶν καὶ γυναικῶν. ἀξιολογώτατον δὲ τὸ Μαυσώλειον καλούμενον, ἐπὶ κρηπῖδος ὑψηλῆς λευκολίθου πρὸς τῷ ποταμῷ χῶμα μέγα, ἄχρι κορυφῆς τοῖς ἀειθαλέσι τῶν δένδρων συνηρεφές: ἐπ᾽ ἄκρῳ μὲν οὖν εἰκών ἐστι χαλκῆ τοῦ Σεβαστοῦ Καίσαρος, ὑπὸ δὲ τῷ χώματι θῆκαί εἰσιν αὐτοῦ καὶ τῶν συγγενῶν καὶ οἰκείων, ὄπισθεν δὲ μέγα ἄλσος περιπάτους θαυμαστοὺς ἔχον: ἐν μέσῳ δὲ τῷ πεδίῳ ὁ τῆς καύστρας αὐτοῦ περίβολος καὶ οὗτος λίθου λευκοῦ, κύκλῳ μὲν περικείμενον ἔχων σιδηροῦν περίφραγμα, ἐντὸς δ᾽ αἰγείροις κατάφυτος.

Le quali parole fedelissimamente tradotte dicono cosi: «Molte di queste cose ha il Campo Marzio, oltre l’amenità naturale adornato anco dall’ arte. Imperocchè la grandezza della di lui pianura è maravigliosa e libera pe ’l corso de’ carri, e per tutti gli altri esercizj cavallereschi, comeppure capace di una gran moltitudine di gente che vi si esercita ne giuochi della palla, del circo, e della palestra. Le opere poi fattevi per ogni parte, il terreno erboso e verdeggiante per tutto l’anno, e le corone de’ colli sopr’al fiume sino al di lui alveo, mostrano un tal prospetto di figura scenica che lo spettacolo ne incanta. Con questa pianura ne confina un’ altra; e qui sono molti portici sparsi quà e là, e de’ boschetti, tre teatri, un’ anfiteatro, e de’ templi splendidi, I’uno vicino all’altro, dimodochè ella fa mostra di un’altra Città. Tenendosi pertanto questo luogo per sacratissimo, vi sono stati collocati i monumenti de’ più famosi fra gli uomini e fra le donne. Tra essi il più bello è il Mausoleo, il qual’è un’ammasso di pietre bianche situato vicino al fiume sopra un’alta sostruzione, e circondato da alberi verdeggianti che s’innalzano sino alla di lui cima. Ha poi nella sommità la Statua enea di Cesare Augusto. Nell’interno dell’ammasso è il di lui nicchio con quegli de’ suoi consanguinei e domestici. Ha al di dietro un gran bosco con viali maravigliosi. Nel mezzo poi della pianura v’è il circondario del di lui Busto, parimente di pietra bianca, attorniato da una piantazione di pioppi, e da una siepe di ferro.»

Descrivendoci pertanto Strabone il Campo Marzio situato in una pianura di grandezza maravigliosa, questa circostanza basterebbe a persuaderci ch’ei non poteva esser limitata in quella estensione che gli si assegna dentro le odierne mura di Roma, non essendo ella tale da recar maraviglia. Ma poichè questo Scrittore ci riferisce, che una parte della detta pianura era campestre e libera agli esercizj cavallereschi; e che un’altra parte era talmente rivestita di varj edifizj, che rassembrava un altra Città: perciò il mio assunto sarà di dimostrare, che questa seconda parte del Campo Marzio, la quale avea per suoi limiti da una banda le sponde del Tevere, e dall’ altra le radici de’ Colli, Capitolino, Quirinale, e degli Ortuli, e stendevasi sino al Mausoleo d’Augusto, fu quella appunto che riguardata poscia da Aureliano come parte di Roma, ei fece comprendere dentro le sue nuove mura, lasciata al di fuori l’altra campestre, la quale si protraeva sino al Ponte Milvio. Ed eccone la dimostrazione chiarissima.

Riferisce Strabone che fra i grandiosi edifizj che occupavano una parte del Campo Marzio, vi si contavano tre Teatri; un’ Anfiteatro, molti Portici sparsi quà e là, e de’ Templi splendidi. Niuno può negare rispetto ai teatri, che questi fossero que’ di Pompeo, di Balbo, e di Marcello, riferiti, e provati coll’esistenza de’ rispettivi loro avanzi ai numeri 92, 96 e 99, dell’Indice generale, e rapportati nella presente Tavola ai num[eri] 42, 43 e 44.

In quanto all’Anfiteatro, ho bastantemente dimostrato al num[ero] 74 dello stesso Indice generale, che questo era quello di Statilio Tauro, e che occupava il luogo dell’odierno Monte Citorio.

Rispetto ai portici enunziatici da Strabone indistintamente, si sa nondimeno che ai di lui tempi vi erano: quello d’Ottavia, i di cui avanzi, riferiti al num[ero] 100 dell’Indice generale, per anco rimangono a S[ant’] Angiolo in Pescheria : cosicchè egli occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 51: Quello di Nettuno, su’ di cui avanzi è situata la Chiesa di S[an] Marco, come ho accennato al num[ero] 103 dello stesso Indice, cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 52. Quello di Pompeo, che secondo la relazione di Vitruvio rimanea dietro la scena del Teatro dello stesso Pompeo, come si vede nel frammento 22 della Icnografia antica di Roma attorno alla mia Topografia generale: cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 53. Quello di Filippo, che rimanea vicino a S[anta] Maria in Cacaberis, come ho riferito nello Indice stesso al num[ero] 95 : cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 54. Quello d’Europa, che restava vicino a S[anta] Maria in Via, come ho riferito al num[ero] 71 del detto Indice; cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 55. I portici d’innanzi ai Septi Giulj riferiti, ai num[eri] 104 e 105 del detto Indice, e provati nel luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 30. Il Portico di Pola, ch’era vicino a S[an] Salvatore delle Coppelle; cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 56. Il portico detto Ecatatostilo, il quale rimanea d’innanzi al Teatro di Pompeo, cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 59. Quello di Quirino, che rimaneva alla Trinità de’ Pellegrini; cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 58. Quello di Gneo Ottavio, il quale rimanea nel Ghetto; cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 59. I Septi Trigarj, che rimanevano a S[an] Silvestro in Capite, come ho riferito al num[ero] 70 dell’Indice generale; cosicchè occupavano il luogo nella presente Tavola col num[ero] 60; oltre altri innumerabili, come dice il predetto autore.

Rispetto ai Templi enunziati dallo stesso Strabone, si sa che v’ erano a’ suoi tempi: il Pantheon col Sisto e colle Terme d’Agrippa, riferiti ai num[eri] 79, 80, 81 e 82 dell’Indice generale: cosicchè occupavano il luogo notato nella presente Tavola co’ num[eri] 61, e 63. I Templi di Giove e di Giunone compresi nel riferito portico d’Ottavia secondo il frammento 18 dell’antica Icnografia di Roma, delineate intorno alla mia Topografia generale. Il Tempio d’ Ercole e delle Muse parimente ivi prossimo secondo lo stesso frammento. Il Tempio di Minerva, il quale occupava il luogo della Chiesa di S[anta] Maria perciò detta sopra Minerva; cosicchè rimanea nel luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 63. Il Tempio di Marte, la di cui area io riferisco al num[ero] 87 dell’Indice generale; e questo rimaneva vicino al Teatro de’ Granari; cosicchè occupava il luogo notato nella presente Tavola col num[ero] 64 : Quello di Bellona tra il Circo Flaminio e ‘l Teatro di Baldo: e moltissimi altri templi che per brevità si tralasciano.

Oltre le predette fabbriche si sa che al tempo di Strabone v’erano parimente i Circhi, Flaminio, Agonale, e di Flora, che niuno impugna, aver’ essi occupati i luoghi distribuiti nella presente Tavola colie rispettive denominazioni. Lo Gnomone coll’Orologio Solare, ultimamente estratto nel luogo accennato al num[ero] 68 dell’Indice generale; cosicchè rimaneva al num[ero] 65 della presente Tavola. Gli archi dell’Acqua Vergine riferiti nella precedente relazione degli Acquedotti, e notati nella presente Tavola dal num[ero] 9 al 10. Moltissimi Sepolcri e fra essi il Mausoleo d’Augusto riferito al num[ero] 67 dell’Indice generale, e che occupava il luogo notato nella presente Tavola colla lett[era] C. Ed infinite altre fabbriche frapposte nelle surriferite contrade, fralle quali erano il Deribitorio, la Villa pubblica, i Septi Giulj d'innanzi ai succennati portici loro corrispettivi : Curie : Basiliche : Archi trionfali, Fori, e Taberne; cosicchè ritrovandosi ai tempi di Strabone il Campo Marzio ingombrato con fabbriche in tutto il continente circoscritto dai Colli Capitolini e Quirinale sino a quello degli Ortuli, e dal Capitolino per la ripa del Tevere sino al Mausoleo d’Augusto; ne viene in conseguenza, che il Mausoleo fosse il termine della sinquì descritta pianura la quale rassembrava un’altra Citta; e che l’altra pianura erbosa e libera agli esercizj cavallereschi, avesse principio dallo stesso Mausoleo e si protraesse sino al Ponte Milvio.

E che sia vero: le circostanze che lo stesso Autore ci fa osservare rispetto al confine dell’una e l’altra pianura, e alla qualità della pianura libera agli esercizj cavallereschi : tolgon di mezzo qualunque objezione che mi si possa fare sulla predetta conseguenza. La circostanza rispetto al confine si è che frammezzo all’una e l’altra pianura rimaneva il circondario del Busto del Mausoleo: cioè dell’Ustrino de’ Corpi de’ Cesari. Nell’Indice generale ai num[eri] 46, 47, e 48, ho concludentemente dimostrato che questo Busto era situato sopra le antiche sostruzioni delle quali inoggi resta l’avanzo denominato Muro-torto; onde avviene che il Mausoleo ed il Busto colla frapposizione del Bosco riferito parimente da Strabone, fossero il confine dell’una e l’altra pianura, cioè a dire che il Campo Marzio fosse diviso dalla odierna Ripetta, ove rimangono gli avanzi del Mausoleo, e del Muro-torto.

Questa divisione si fa viepiù chiara dall’altra circostanza rispetto alla qualità della pianura libera ai predetti esercizj. Dice Strabone καὶ τὰ περικείμενα ἔργα καὶ τὸ ἔδαφος ποάζον δι᾽ ἔτους καὶ τῶν λόφων στεφάναι τῶν ὑπὲρ τοῦ ποταμοῦ μέχρι τοῦ ῥείθρου σκηνογραφικὴν ὄψιν ἐπιδεικνύμεναι δυσαπάλλακτον παρέχουσι τὴν θέαν: « le opere poi fattevi per ogni parte, il terreno erboso e verdeggiante per tutto l’anno, e le corone de’ colli sopr’ al fiume sino al di lui alveo, mostrano un tal prospetto di pittura scenica, che lo spettacolo ne incanta. » Quali erano queste corone di colli se non le notate nella presente Tavola co’ num[eri] 40 e 41? Il Nardini non essendosi avvisato della estensione del Campo Marzio fuori dell’odierno circondario di Roma, confessa che non gli era lieve la difficolta di rinvenire le dette corone di colli dentro la sua pretesa restrizione dello stesso Campo; ma impegnato a sostenere il suo assunto, e disdicendosi tutt’ a un tempo della sua difficoltà, si avanza a giurare che i colli intesi da Strabone fossero i due Monticelli egualmente vicini al Tevere, detti inoggi l’uno Citorio, e l’altro Giordano. Io però con più ragione potrei giurare, aver’ egli preso un solennissimo abbaglio. Imperocchè oltre il sottoporre al comun giudizio se si possino realmente dir colli questi due agevolissimi e angusti innalzamenti del piano: in quanto al Colle Citorio ho concludentemente dimostrato al num[ero] 74 dell’indice, che questo fu formato colle rovine dell’Anfiteatro di Statilio Tauro surriferito, e di altre fabbriche circonvicine. E in quanto al Giordano, formato an ch’egli dalle rovine di molti edifizj, che sarebbe cosa tediosa di riferire; basta solo riflettere, che quando anco fosse stato anticamente un colle, rimanendo egli unico, qualora abbiamo escluso il Citorio, non è più adattabile alla Geografia di Strabone, ove non si dice il Colle : ma: τῶν λόφων στεφάναι: le corone de colli: ne si dice soltanto : sopr’ al fiume : qualità che competerebbe anche al Giordano : ma di piu μέχρι τοῦ ῥείθρου: sino all’ alveo del fiume, sin dove il Giordano non si protrae; e dove peraltro si protraggono i colli di fuori della Porta del Popolo, notati come abbiam detto co’ num[eri] 38, 39, 40, e 41.

Alla esposizione sin qui fatta della Geografia di Strabone concorda Ovidio nel 3, de’ Fasti, ove dice:

Altera  gramineo spectabis Equiria Campo,  
Quem Tiberis curvis in latus urget aquis.

Imperocchè l’interpretazione di questi versi, come ho detto sotto il num[ero] 42, dell’Indice generale, importa che, l’Equirie si celebrassero in quella parte del Campo Marzio ristretta dal curvo andamento del Tevere e vedendosi questo ristringimento non in altra parte, che dall’odierna Ripetta sino passato Papa Giulio, cioè dal num[ero] 45, della presente Tavola sino al 46 : rimane sempre più stabilito che il Campo Marzio si estendesse oltre l’odierna Porta del Popolo, e in conseguenza sino al Ponte Milvio.

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