Le migrazioni italiane_ITAL510_SP19

Non soltanto un gelato

Un gelato, fresco e alla nocciola, occupa il bancone e aspetta che Piero lo mangia con ardore. Ad ogni gelateria che proviamo, Piero sempre sceglie una coppetta di nocciola, il suo gusto preferito. La prima volta che siamo usciti insieme, io ho scelto il gusto “chocolate cherry cayenne” da Gaia Gelato e lui ha scelto nocciola. Come sempre. 

Piero si è trasferito a San Diego da Roma. Lui ha vissuto a Roma per diciannove anni prima di trasferirsi. Dopo la maturità, Piero ha avuto l’occasione di aiutare la zia Paola nella sua nuova gelateria in California. La decisione, per quanto era difficile lasciare gli amici, è stato facile da scegliere perché con la zia lì, Piero poteva abitare insieme a lei e lavorare mentre frequentava un community college. In essenza, la vita quotidiana era facilitata a San Diego con la presenza di Paola, e le possibilità di nuove avventure in California, un posto romanticizzato ovunque, gli ha spinto da scegliere un cambiamento.

Alla gelateria di Paola, che si chiama Gaia Gelato, Piero lavorava come un gelatiere prima. Poi, dopo un paio di mesi, è diventato uno dei gelatai. Nel frattempo, lui studiava l’inglese per gli stranieri così poteva seguire un corso di studi nel sistema universitario americano. In Italia, nonostante l’insegnamento di inglese a liceo, Piero non parlava la lingua con nessuno praticamente e ha dovuto impegnarsi per adattarsi in questo nuovo contesto americano. Ha passato l’esame TOEFL alla fine del semestre, che gli ha permesso di iscrivere nei corsi di educazione generale.

Il sistema universitario con i semestri creava dei problemi a mantenere le amicizie per Piero. Spesso accadeva che faceva amicizia con degli studenti in una classe, ma poi nel semestre seguente li perdeva di vista. È stato un periodo di solitudine, se paragonato ai tempi di liceo a Roma. In più, senza un forte legame con qualcun altro, Piero non usava tanto il suo inglese. Parlava in italiano sempre con la zia e gli altri italiani a San Diego, ma non parlava l’inglese a lungo con nessun altro. Poi, la scuola è diventata più difficile nella aspettativa tecnica con la lingua. La difficoltà creava una perdita d’anima nel Piero, e lui si è conosciuto le realtà del spaesamento.

In una storia parallela, io stavo seguendo corsi d’italiano allo stesso community college. Ho voluto prendere una sotto laurea in italiano per divertimento, ma finché ho deciso di partecipare nel Italian Club, tutti i mie corsi furono online. Non potevo chiacchierare con gli altri studenti in quella struttura né sentirmi legata al departamento. Mi mancava una comunità, così ero contenta di essere parte del Italian Club con due altre ragazze e il mio professore, Andrea. Il club è stato sempre piccolo perché in un community college, gli studenti non rimangono lungo al campus dopo una lezione. Avere una comunità di interesse condivise rappresenta un problema nei community college perché l’idea di “campus life” non è sviluppato allo stesso livello rispetto le università. Comunque, mi è piaciuta essere parte di questo piccolo Italian Club perché ho formato una amicizia sostanziale con una delle ragazze ed è stato piacevole avere mio professore, che non vedevo quasi mai in persona, insieme a noi. Però, abbiamo reso conto che Andrea era soggetto ad ogni meeting a cinquanta minuti di girl talk e dieci di business. Che noia per il povero lui. Per creare un’atmosfera più divertente e meno noiosa, abbiamo deciso che è stato necessario trovare un italiano da portare ai meeting ed essere un compagno di Andrea.

Se non abbiamo già conosciute di Piero, il language tutor del college, sarebbe difficile soddisfare quel bisogno. Ma beate noi che quel semestre, il dipartimento d’italiano ha trovato un ragazzo italiano per creare il ruolo al college di language tutor in italiano. I professori hanno mandato a noi il YouTube video in cui Piero parla di sé stesso e invita gli studenti a studiare con lui. Praticamente nessuno ha usato quella risorsa per il primo semestre, però, l’Italian Club alla fine dell’anno decise di chiedere i servizi di Piero. Per il prossimo meeting, una delle altre ragazze andrebbe al language lab per portare Piero alla nostra sala.

La mattina di quel meeting, stavo pensando mentre guidavo di come sarebbe bello se Piero fosse innamorato di me al primo visto. Era una follia, quel pensiero, ma comunque mi ha fatto contentissima pensarlo mentre stavo parcheggiando al college. Mandò un messaggio per le ragazze chiedendole se qualcuna avesse tempo per prendere Piero. Subito, ho ricevuto delle messaggi che le altre ragazze furono immerse nei meeting, o ancora a casa, e non furono in grado di trovare Piero. Un sorriso cresceva sulla mia faccia per questa fortuna, e pensavo più del incontro con il language tutor durante il cammino verso il suo dipartimento. Tra poco, sono arrivata al dipartimento. Senza pensare più della fantasia, ho aperto la porta e cercavo per Piero.
 

Un colpo di fulmine: non ho mai provato la sensazione che ho sentito guardando Piero per la prima volta. In inglese, diciamo di avere un ‘gut feeling’ quando sappiamo qualcosa attraverso una sensazione indescrivibile, e guardando Piero mi ha dato la sensazione di essere a pace e di aver trovato qualcuno specialissimo. Non ho avuto nessun dubbio mentre parlavo con lui, mentre camminavamo insiemo verso la sala del meeting, e mentre ci siamo incontrati ogni volta dopo. Mi sentivo interamente me stesso, senza una maschera mentre stavo con lui, e non veniva naturalmente essere una versione falsa di me stesso. Lui ricambiava questo, e da quella fondazione abbiamo iniziato a creare la nostra storia insieme.


Una cosa che ricordo del nostro primo appuntamento a Gaia Gelato è che era la mia idea e che era nella guisa di “studiare l’italiano”. In attualità, non abbiamo parlato mai degli studi nonostante ho portato il quaderno per il corso. Abbiamo mangiato i nostri gelati, io cioccolato e lui nocciola, mentre parlavamo e speravamo nei pensieri di un futuro insieme. E adesso sono passati tre anni, e speriamo ancora di un futuro insieme, e di più gelati.

Un mese è passato, e adesso Piero ed io sono sposati! Il matrimonio è stato il 23 giugno (i romani tengono che quel numero significa il buco di culo. Noi due abbiamo avuti 23 anni in quel dato) alle nove e mezzo di mattina, nella Sala Rossa in Campidoglio. Per dire la verità, tutto è andato così veloce che non ho potuto capire cosa stava accadendo, ma che emozione! Dopo il matrimonio civile, abbiamo fatto colazione con i parenti a casa e poi siamo usciti con gli amici nella sera per un'altra festa. La prossima giornata, sono svegliata prestissimo per andare in prefettura (una specie di inferno amministrativo) per prendere una stampa per rendere valido il matrimonio negli Stati Uniti. La giornata seguente, noi due abbiamo fatto il viaggio di nozze in aereo per tornare in California (scherzo, lo facciamo più tardi) e abbiamo ripreso il lavoro quasi subito. Facciamo un'altra festa alla fine d'estate (magari con te presente, Clarissa) per gli amici californiani ed i parenti qua, e alla fine del anno, facciamo quella luna di miele.
    

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