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236. Plan and View of the Baths of Titus
Avanzi dello Terme di Tito nelle vigne de' Canonici Regolari di San Pietro in Vincoli, Laureti, e Galtieri. Queste Terme si danno in pianta nella figura II della detta Tavola XXVII. Le linee de' punti notate sulla Topografia generale indicano gli anditi del primo piano, i quali conducevano ai bagni; lochè si vede con maggior distinzione nella elevazione del loro avanzo alla figura I della Tavola XXVIII di questo Tomo. Le presenti Terme, col Tepidario, e colla Casa di Tito surriferiti, occupavano certamente una parte degli orti di Mecenate cotanto celebri, ma sinquì incogniti presso i moderni Scrittori in riguardo alla situazione. Per tralasciare tanti e tanti documenti degli Scrittori antichi, co'quali si conclude che il luogo occupato da queste Terme apparteneva agli Orti di Mecenate, basterà riferirne alcuni. Svetonio nella vita di Nerone racconta che questo Imperadore domum a Palatio ESQUILIAS USQUE fecit, quam primo transitoriam, mox incendio absumptam
restitutamque, auream nominavit. E Tacito nel XV degli Annali al § 39 parlando di questo incendio, dice: Eo in tempore Nero, Antii agens, non ante in Urbem regressus est, quam domui ejus, qua Palatium, et MAECENATIS HORTOS continuaverat, ignis propinquaret, etc. Sexto demum die apud imas Esquilias finis incendio factus. Dal detto di Svetonio si raccoglie che la Casa di Nerone si protraeva dal Palatino sino all' Esquilie, e dall'altro di Tacito, ch' ella si estendeva dal Palatino sino agli Orti di Mecenate. Dunque il dire che la Casa di Nerone si protraeva dal Palatino sino agli Orti di Mecenate, era la stessa cosa; sicchè deve vedersi per quanto tratto si estendesse la medesima Casa sull'Esquilie, affine di ritrovar gli Orti di Mecenate che l'erano aderenti. La precisione del luogo parimente si deduce dal detto di Svetonio, imperocchè dicendo egli: Esquilias usque, s'inferisce che la Casa giungeva soltanto sino all'Esquilie, non già ch'ella vi si protraesse sopra; ed infatti essendo, secondo Tacito giunto il fuoco sino appiè dell'Esquilie: apud imas Esquilias; ed avendo, secondo Svetonio consumata del tutto (come spiega la parola absumptam) la Casa transitoria di Nerone; bisogna necessariamente confessare che questa Casa si estendesse soltanto sino alla costa dell'Esquilie, imperocchè non sarebbe rimasa consumata del tutto qualora ella si fosse stesa più oltre, ove il fuoco non giunge. Ond'è ch'ella fu detta transitoria come quella che dava il passo dal Palatino all'Esquilino, occupando fra l'uno e l'altro colle lo stretto della valle indicato nella presente Topografia generale col numero 287. Provato adunque che la Casa Neroniana si protraeva soltanto fino all'Esquilie, e precisamente sino al loro angolo il quale forma lo stretto della valle accennata, ne viene in necessaria conseguenza, che su quest' angolo confinassero gli Orti di Mecenate, e che le Terme di Tito occupassero una parte degli stessi Orti; ed ecco verificato, rispetto alle Terme il passo di Acrone, che il Nardini ha avuto il coraggio di sospettare di falsità: Antea Sepulcra erant in loco in quo sunt horti Mecenatis; ubi sunt modo Thermae. Dimostrati piucchè ad evidenza gli Orti di Mecenate, riman superfluo il riportar qui il pregiudizio formato dai moderni Scrittori, per cui non gli han potuti sinora rinvenire. Sembra nondimeno, che mi si possino objettare gl' indici di Ruffo e di Vittore, i quali descrivono le Terme di Tito nella Regione III, e gli Orti di Mecenate nella V; ma siccome questi Orti, secondo il riferito passo d'Acrone, occupavano il luogo de' Sepolcri i quali erano nel Campo Esquilino; così la restrizione che ne fanno Ruffo e Vittore nella Regione V, non si deve intendere di tutta 1'antica loro estensione, imperocchè sendone stata occupata una gran parte sin da' tempi de' primi Cesari con iscambiovoli fabbriche, fralle quali erano le dette Terme; ed avendo questi due Autori compilati i loro Indici sulla decadenza dell' Imperio, non poterono considerare per Orti di Mecenate se non la porzione rimasane nella Regione da essi assegnata ai medesimi. Si può pertanto arguire che il Tepidario delle Terme di Tito, e la di lui Casa sopra indicati, non fossero altrimente opera dello stesso Tito, ma di Mecenate, e che pervenissero a Tito, come successore nell' Imperio ad Augusto, a cui pervennero i beni di Mecenate, giacchè questi due avanzi non corrispondono nell'odierno, nettampoco nella struttura colle Terme anzidette, che anzi queste si estendono da una parte sopra la detta Casa, come si è riferito al numero precedente, e come si è dimostrato nella loro pianta alla figura I della Tavola XXVIII di questo Tomo. Onde è supponibile, che siccome Mecenate al dire di Dione nel LV della Storia Romana
πρῶτός τε κολυμβήθρα θερμού ύδατος εν τη πολει χατεσκευασε cioè: Fu il primo istitutore nella Città de' Bagni di acqua calda; avesse, per porre in uso questa sua nuova invenzione, fabbricati quivi i suoi bagni, i quali fossero poi ampliati da Tito in quella forma di cui appariscono dalle loro vestigia.