RVF no. 80
su per l'onde fallaci et per gli scogli
scevro da morte con un picciol legno,
non po molto lontan esser dal fine:
pero sarrebbe da ritrarsi in porto
mentre al governo anchor crede la vela.
L'aura soave a cui governo et vela
commisi entrando a l'amorosa vita
et sperando venire a miglior porto,
poi mi condusse in piu di mille scogli;
et le cagion' del mio doglioso fine
non pur d'intorno avea, ma dentro al legno.
Chiuso gran tempo in questo cieco legno
errai, senza levar occhio a la vela
ch'anzi al mio di mi trasportava al fine;
poi piacque a lui che mi produsse in vita
chiamarme tanto indietro da li scogli
ch'almen da lunge m'apparisse il porto.
Come lume di notte in alcun porto
vide mai d'alto mar nave ne legno
se non gliel tolse o tempestate o scogli,
cosi di su da la gomfiata vela
vid'io le 'nsegne di quell'altra vita,
et allor sospirai verso 'l mio fine.
Non perch'io sia securo anchor del fine:
che volendo col giorno esser a porto
e gran viaggio in cosi poca vita;
poi temo, che mi veggio in fraile legno,
et piu che non vorrei piena la vela
del vento che mi pinse in questi scogli.
S'io esca vivo de' dubbiosi scogli,
et arrive il mio exilio ad un bel fine,
ch'i' sarei vago di voltar la vela,
et l'anchore gittar in qualche porto!
Se non ch'i' ardo come acceso legno,
si m'e duro a lassar l'usata vita.
Signor de la mia fine et de la vita,
prima ch'i' fiacchi il legno tra gli scogli
drizza a buon porto l'affannata vela.