RVF no. 41
l'arbor ch'amo gia Phebo in corpo humano,
sospira et suda a l'opera Vulcano,
per rinfrescar l'aspre saette a Giove:
il qual or tona, or nevicha et or piove,
senza honorar piu Cesare che Giano;
la terra piange, e 'l sol ci sta lontano,
che la sua cara amica ved'altrove.
Allor riprende ardir Saturno et Marte,
crudeli stelle, et Orione armato
spezza a' tristi nocchier' governi et sarte;
Eolo a Neptuno et a Giunon turbato
fa sentire, et a noi, come si parte
il bel viso dagli angeli aspectato.