RVF no. 344
non perch'i'sappia il quando: or e si amara,
che nulla piu; ben sa 'l ver chi l'impara
com'o fatt'io con mio grave dolore.
Quella che fu del secol nostro honore,
or e del ciel che tutto orna et rischiara,
fe' mia requie a' suoi giorni et breve et rara:
or m'a d'ogni riposo tratto fore.
Ogni mio ben crudel Morte m'a tolto:
ne gran prosperita il mio stato adverso
po consolar di quel bel spirto sciolto.
Piansi et cantai: non so piu mutar verso;
ma di et notte il duol ne l'alma accolto
per la lingua et per li occhi sfogo et verso.