RVF no. 338
oscuro et freddo, Amor cieco et inerme,
Leggiadria ignuda, le bellezze inferme,
me sconsolato et a me grave pondo,
Cortesia in bando et Honestate in fondo.
Dogliom'io sol, ne sol o da dolerme,
che svelt'ai di vertute il chiaro germe:
spento il primo valor, qual fia il secondo?
Pianger l'aer et la terra e 'l mar devrebbe
l'uman legnaggio, che senz'ella e quasi
senza fior' prato, o senza gemma anello.
Non la conobbe il mondo mentre l'ebbe:
conobbil'io, ch'a pianger qui rimasi,
e 'l ciel, che del mio pianto or si fa bello.