RVF no. 330
dir parea: " To' di me quel che tu poi,
che mai piu qui non mi vedrai da poi
ch'avrai quinci il pe' mosso, a mover tardo. "
Intellecto veloce piu che pardo,
pigro in antivedere i dolor' tuoi,
come non vedestu nelli occhi suoi
quel che ved'ora, ond'io mi struggo et ardo?
Taciti sfavillando oltra lor modo,
dicean: " O lumi amici che gran tempo
con tal dolcezza feste di noi specchi,
il ciel n'aspetta: a voi parra per tempo;
ma chi ne strinse qui, dissolve il nodo,
e 'l vostro per farv'ira, vuol che 'nvecchi. "