RVF no. 30
vidi piu biancha et piu fredda che neve
non percossa dal sol molti et molt'anni;
e 'l suo parlare, e 'l bel viso, et le chiome
mi piacquen si ch'i' l'o dinanzi agli occhi,
ed avro sempre, ov'io sia, in poggio o 'n riva.
Allor saranno i miei pensier a riva
che foglia verde non si trovi in lauro;
quando avro queto il core, asciutti gli occhi,
vedrem ghiacciare il foco, arder la neve:
non o tanti capelli in queste chiome
quanti vorrei quel giorno attender anni.
Ma perche vola il tempo, et fuggon gli anni,
si ch'a la morte in un punto s'arriva,
o colle brune o colle bianche chiome,
seguiro l'ombra di quel dolce lauro
per lo piu ardente sole et per la neve,
fin che l'ultimo di chiuda quest'occhi.
Non fur gia mai veduti si begli occhi
o ne la nostra etade o ne' prim'anni,
che mi struggon cosi come 'l sol neve;
onde procede lagrimosa riva
ch'Amor conduce a pie' del duro lauro
ch'a i rami di diamante, et d'or le chiome.
I' temo di cangiar pria volto et chiome
che con vera pieta mi mostri gli occhi
l'idolo mio, scolpito in vivo lauro:
che s'al contar non erro, oggi a sett'anni
che sospirando vo di riva in riva
la notte e 'l giorno, al caldo ed a la neve.
Dentro pur foco, et for candida neve,
sol con questi pensier', con altre chiome,
sempre piangendo andro per ogni riva,
per far forse pieta venir negli occhi
di tal che nascera dopo mill'anni,
se tanto viver po ben colto lauro.
L'auro e i topacii al sol sopra la neve
vincon le bionde chiome presso agli occhi
che menan gli anni miei si tosto a riva.