RVF no. 260
tutti pien' d'onestate et di dolcezza,
che presso a quei d'Amor leggiadri nidi
il mio cor lasso ogni altra vista sprezza.
Non si pareggi a lei qual piu s'aprezza,
in qual ch'etade, in quai che strani lidi:
non chi reco con sua vaga bellezza
in Grecia affanni, in Troia ultimi stridi;
no la bella romana che col ferro
apre il suo casto et disdegnoso petto;
non Polixena, Ysiphile et Argia.
Questa excellentia e gloria, s'i' non erro,
grande a Natura, a me sommo diletto,
ma' che ven tardo, et subito va via.