RVF no. 240
che mi scusi appo voi, dolce mia pena,
amaro mio dilecto, se con piena
fede dal dritto mio sentier mi piego.
I' nol posso negar, donna, et nol nego,
che la ragion, ch'ogni bona alma affrena,
non sia dal voler vinta; ond'ei mi mena
talor in parte ov'io per forza il sego.
Voi, con quel cor, che di si chiaro ingegno,
di si alta vertute il cielo alluma,
quanto mai piovve da benigna stella,
devete dir, pietosa et senza sdegno:
Che po questi altro? il mio volto il consuma:
ei perche ingordo, et io perche si bella?