RVF no. 226
non fu quant'io, ne fera in alcun bosco,
ch'i' non veggio 'l bel viso, et non conosco
altro sol, ne quest'occhi ann'altro obiecto.
Lagrimar sempre e 'l mio sommo diletto,
il rider doglia, il cibo assentio et tosco,
la notte affanno, e 'l ciel seren m'e fosco,
et duro campo di battaglia il letto.
Il sonno e veramente, qual uom dice,
parente de la morte, e 'l cor sottragge
a quel dolce penser che 'n vita il tene.
Solo al mondo paese almo, felice,
verdi rive fiorite, ombrose piagge,
voi possedete, et io piango, il mio bene.