RVF no. 171
che m'ancidono a torto; et s'io mi doglio,
doppia 'l martir; onde pur, com'io soglio,
il meglio e ch'io mi mora amando, et taccia:
che poria questa il Ren qualor piu agghiaccia
arder con gli occhi, et rompre ogni aspro scoglio;
et a si egual a le bellezze orgoglio,
che di piacer altrui par che le spiaccia.
Nulla posso levar io per mi' 'ngegno
del bel diamante, ond'ell'a il cor si duro;
l'altro e d'un marmo che si mova et spiri:
ned ella a me per tutto 'l suo disdegno
torra gia mai, ne per sembiante oscuro,
le mie speranze, e i miei dolci sospiri.