Le migrazioni italiane_ITAL510_SP19

KARIBUNI KENYA


Facendo un piccolo “recap” nel 1999 Eugen si è trasferito a Maikona, un paese a 620km al nordest di Nairobi, vicino al deserto del Chalbi. Volendo arrivare ad un posto di prima evangelizzazione Eugen ha trovato questo paese dove non c’era altro che una cappella abbandonata e alcuni nomadi di tribù predominantemente Gabra e Borana.

                “If Dante had seen this region he would certainly have made some of his characters walk over these rock masses in his Inferno”1


I problemi che ha dovuto affrontare sono stati tanti in ogni paese al cui si è dovuto adattare. Trasferirsi un’altra volta voleva dire cominciare di nuovo una vita da capo, dovendo imparare la loro lingua e conoscere la loro cultura, e questi problemi culturali sono stati difficili soprattutto a Kenya, dove l’hanno portato a situazioni vicine alla morte. Alcune delle situazioni più pericolose di fronte alle quali si è dovuto affrontare sono stati due scontri tribali tra i Gabra e Borana. Nel 2005 ha testimoniato il massacro di Turbi tra i tribù ed è stato uno dei momenti più pericolosi nella sua vita, essendo uno scenario di vita o morte. La sera del 12 luglio 2015 conflitti e disaccordi tra le due tribù hanno causato aggressivamente la morte di circa 60 persone, 21 studenti dell'elementare inclusi e più di sei milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case a causa dello spostamento forzato, trasferendosi soprattutto alla città di Marsabit.


Per costruire ogni asilo o cappella non ci volevano solo ore e kilometri in gita, ma anche costruire delle “strade” per riuscire a portare i materiali ed arrivare in macchina. Costruire le strade in questi termini voleva dire alzare rocce e buttarli fuori del sentiero sperando di non trovare serpenti ne scorpioni velenosi sotto.  


Ha avuto dei problemi di adattazione al cibo, dovendo mangiare soltanto quello che riusciva a comprare vicino e che durava senza rovinarsi a causa del tempo. Ha dovuto anche imparare i cibi tipici delle tribù, non solo sapere cosa mangiano ma anche per ragioni d’educazione e rispetto ha dovuto mangiare senza sapere i luoghi di provenienza del cibo. Queste situazioni potevano variare da mangiare carne di cammello che si è morto ammalato oppure bere il chai (te) fatto con l’acqua dei pochi fiumi vicini che però erano tanto contaminati e pieni di feci d’animali.

I problemi di siccità sono sempre stati complicati, ma a volte,  ha dovuto affrontare anche l’opposto, i problemi d'inondazioni che la pioggia a dirotto ha causato, com’è capitato l’8 aprile del 2013, quando non essendo preparati per questi cambiamenti del tempo, ha dovuto soffrire le conseguenze come avere tanto fango dentro le case, sacchi di cibo bagnati ed anche i pozzi d'acqua si sono traboccati con acqua sporca mettendo il rischio la salute di quelli che la bevono e dovendo invece bevere l'acqua fresca della pioggia.  ma sempre andando avanti anche se con risorsi limitati. Altri problemi climatici sono state le costanti tempesta di sabia che sono pericolosi sia per gli abitanti dei paesi che per i missionari cercando di viaggiare in mezzo al deserto.

Altri problemi culturali più semplici e frequenti sono stati il non poter disporre di un orario d’ufficio, a causa delle comunità che sono nomade e non sono abituate alle regole, non hanno nozione di tempo e si spostano quando possono. Questo causava che arrivassero a mezzanotte suonando la porta dell’ufficio della chiesa chiedendo informazioni o soldi anche se in teoria dovrebbe essere tutto chiuso. Un altro problema culturale è stato ovviamente il cambiamento della lingua, dato che non solamente ha dovuto imparare a parlare il swahili per riuscire a comunicarsi, ma siccome era in un posto molto incustodito e troppo poco civilizzato, la maggioranza dei nomadi non parlavano la lingua nazionale ma i dialetti gabra e borana, allora ha dovuto imparare a comunicarsi tra gesti, traduzioni e imparando pian piano un po’ di dialetto.

 

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